CICO 2017: bilancio finale

Federvela.itSi è conclusa oggi ad Ostia una magnifica e perfettamente riuscita edizione del Campionato Italiano Classi Olimpiche, la manifestazione di punta della stagione nazionale della Federazione Italiana Vela, valida per l’assegnazione dei titoli Italiani nelle dieci discipline olimpiche e nella classe paralimpica del 2.4, che ha coinvolto 300 atleti per quattro giorni di grande vela sul litorale romano.

Il Presidente federale Francesco Ettorre“Un CICO bellissimo e un successo incredibile da tutti i punti di vista: in acqua, a terra, per quanto riguarda l’aspetto sportivo, con battaglie serrate in diverse classi, e sociale, con tante persone che soprattutto nel week end sono venute qui al Porto Turistico di Roma per guardare le regate e vivere il nostro sport in prima persona, da vicino, e magari capire che non si tratta di uno sport di élite, ma di una disciplina alla portata di tutti”.

Farevela.netLogisticamente è stato un evento all’altezza, con ampi spazi e servizi per i regatanti e l’unica lacuna di uno scarso aiuto negli alaggi e vari delle derive. Per il resto, finalmente, un’edizione del CICO al livello delle potenzialità di un evento che, a più riprese era stato definito come una vetrina per la vela italiana, ma che raramente lo era stato per davvero in passato.

Bisogna dare credito alla “nuova” FIV di avere provato a dare un impulso alla manifestazione anticipando la data, coraggioso è stato anche il cambio di sede a pochi mesi dall’evento e di grande significato la scelta della nuova soluzione logistica con una struttura strappata alla criminalità organizzata e restituita alla società civile e allo sport, tuttavia qualche nota stonata c’è.

Giornaledellavela.comOstia, abbiamo un problema: siamo sicuri che questo CICO sia stato un successo? Belle regate, bravi i vincitori, ma non si può sorvolare sui numeri preoccupanti di alcune classi che denotano un problema strutturale della nostra vela. E quell’imboccatura del porto di Ostia…

L’articolo del Giornale della Vela pone subito l’accento sulla sicurezza: Partiamo da un dato di fatto: è inaccettabile che una regata che vede in acqua 204 derive si disputi in un porto come quello di Ostia, con un grave difetto progettuale che espone l’imboccatura alle traversie del Libeccio. Le immagini e i video sapientemente scattati dai fotografi presenti hanno documentato una situazione quanto mai pericolosa per gli atleti, inclusi un paio di incidenti che avrebbero potuto avere conseguenze molto gravi. Il tutto con appena una quindicina di nodi d’aria”.

Guarda qui il video: http://www.saily.it/it/news/raccapricciante-onda-sbriciola-470

Prosegue con un’analisi quantitativa che difficilmente può essere messa in discussione: “A fronte di classi come i Laser (sia Standard che Radial) e i Finn, presenti ad Ostia in numero importante (61 Laser Std, 27 Radial, 44 Finn), la situazione delle altre classi non appare altrettanto rosea e al momento la discontinuità rispetto alle ultime stagioni non si è vista. Quattro Nacra 17, otto RS:X femminili e dodici maschili, diciassette 470 tra uomini e donne, sedici 49er totali: non sono questi i numeri da appuntamento clou della stagione, non possono e non devono essere questi i numeri di un campionato italiano. Classi per altro dove l’Italia ha atleti di grandissimo livello, che avrebbero bisogno di numeri più alti per aumentare la competizione interna e di conseguenza il livello tecnico complessivo. La crisi del 470 in Italia non la stiamo certo scoprendo oggi e non è un caso se questa storica deriva sia stata avara di risultati tricolori a livello internazionale nelle ultime stagioni. I 4 Nacra 17 sono un numero preoccupante e il problema del cat misto, barca indubbiamente affascinante, è strutturale: mezzo molto costoso e complesso (senza sponsor è un’impresa), equipaggi misti difficili da mettere insieme, sono problemi che vanno affrontati con urgenza dalla Federazione se speriamo di raccogliere qualcosa nel quadriennio a venire. Se un velista dall’indiscusso talento come Lorenzo Bressani (in acqua con la nuova prodiera Cecilia Zorzi), non ha quasi nessuno con cui allenarsi in Italia, come possiamo sperare di vederlo competitivo in ottica Olimpiadi? Discorso simile possiamo fare per gli RS:X. Se le nostre “frecce”, su tutti Mattia Camboni, Flavia Tartaglini e Marta Maggetti, si confrontano con una classe dai numeri così ridotti, i risultati importanti stenteranno ad arrivare ed è un peccato per il grande capitale umano che abbiamo a disposizione da un punto di vista qualitativo. Gli atleti si andranno a confrontare nel circuito ISAF dove troveranno avversari, sia da un punto di vista numerico che qualitativo, di grande livello e avranno modo durante i quattro anni di misurarsi con i migliori specialisti delle rispettive classi. Ma il problema della vela italiana, strutturalmente grave, resta. Problema culturale? Problema di organizzazione/pianificazione? Siamo un paese circondato dalle coste e non riusciamo a fare esprimere la nostra vela olimpica ai livelli che meriterebbe. Riflettiamoci adesso signori, se non vogliamo tornare da Tokyo con un pugno di mosche, come a Weymouth ed a Rio. Il numero complessivo degli iscritti a questo CICO 2017, 204 equipaggi, è in crescita (di 14 unità) rispetto all’edizione 2016. Di per se un dato positivo, ma come descritto sopra è un numero che va letto classe per classe per comprendere a pieno lo stato di salute del nostro movimento e in generale della vela olimpica in Italia”.

L’analisi del Giornaledellavela.com è sicuramente dura e tuttavia condivisibile, gli organi “ufficiali” stanno facendo passare per grandiosi successi numerici e organizzativi eventi che, se ben analizzati, non lo sono o lo sono in parte, ricordiamo tutti i titoloni per le 80 imbarcazioni al Campionato Italiano ORC 2016 di Palermo, in quella sede venivano assegnati 11 titoli italiani (italiani non nazionali come recentemente e pomposamente dichiarato dal nuovo Presidente dell’UVAI Federico Gagliardi) con una media di 7,28 imbarcazioni per classe, un numero che sarebbe un disastro per qualsiasi classe velica. Non sappiamo quanti siano i Nacra 17 o i 49er che navigano in Italia ma, per esempio, la Ranking List nazionale del 470 (maschile + femminile) è composta da 50 equipaggi che hanno preso parte ad almeno un evento nazionale, che solo 17 di questi siano presenti ai CICO è decisamente un risultato negativo.  

Cerchiamo di essere costruttivi e propositivi:

  1. La data dei CICO; la nuova FIV ha fatto di tutto per cambiare data ai Campionati Italiani Classi Olimpiche che venivano spesso disputati a fine stagione anche inoltrata, ottobre avanzato. La data era considerata una causa della scarsa partecipazione di alcune classi con i ragazzi già avviati ad archiviare una intensa stagione agonistica e molti già impegnati nello studio; la nuova data non sembra migliore da questo punto di vista, a marzo molti ragazzi hanno poche ore di allenamento sulle spalle e non si ritengono evidentemente pronti per un CICO, molti sono ancora alle prese con esami e studio, infatti 14 barche in più rispetto all’anno precedente sono un dato positivo ma troppo “esile” (su 11 classi significa poco più di una barca per classe) per essere considerato importante.
  2. La formula dei CICO; siamo sicuri che concentrare tutte le classi olimpiche in un solo grande evento, in una sola data, in una sola località sia un affare? Lo è probabilmente dal punto di vista mediatico ma non dal punto di vista pratico. Intanto le località, i circoli e le strutture in grado di organizzare e ospitare un evento così “mostruoso” sono veramente poche in Italia e non è un caso se i CICO “girano” dal 1994 sempre nelle stesse località, di 23 edizioni 4 sul Lago di Garda, 5 tra Formia e Napoli, 2 nel Golfo di Follonica, 2 nel Lago di Como, 2 a Venezia, con una tendenza sempre più spiccata a tornare nelle solite località, delle ultime 7 edizioni infatti ben 3 sul Lago di Garda e 3 tra Napoli e Formia. Sarebbe forse meglio “spaccare” l’evento in 2 e/o 3 eventi minori, raggruppando le classi veliche secondo caratteristiche tecniche che possano portarle nei campi di regata più adatti, nelle zone di maggior diffusione di quelle classi riducendo i costi di trasporto, nei periodi ritenuti migliori per gli equipaggi di quelle classi.
  1. Incentivi economici; per molti equipaggi una stagione sulle classi olimpiche  e una partecipazione ai CICO è un vero e proprio “dissanguamento”, gli equipaggi di punta sopravvivono grazie al sostegno di sponsor, di circoli importanti o dei gruppi sportivi militari, ma molti non ce la fanno, il recente caso di Kosuta – Farneti è emblematico. La FIV cosa fa? Da un paio di anni ha stanziato premi in denaro in occasione dei CICO, ma questi vanno naturalmente agli equipaggi migliori (molti dei quali fanno già parte dei gruppi sortivi militari) e ai circoli/gruppi sportivi cui appartengono gli equipaggi migliori (quindi ancora gruppi sportivi militari e quei pochi circoli “potenti” tipo Yacht Club Italiano, Canottieri Aniene, qualche circolo del Garda), il risultato è che il sistema si autofinanzia escludendo pian piano la base di ogni classe che non ci sta più dietro e gradualmente abbandona o svolge sempre meno attività. 
  2. Sostegno della base; l’attività velica va sostenuta e incoraggiata in qualsiasi classe velica sia svolta, invece il movimento in generale tende ad ignorare l’attività di molte classi veliche anche molto diffuse senza dare importanza ai risultati e agli atleti di queste classi “minori”; un errore fatale perché la migliore laserista italiana dell’ultimo quadriennio, Silvia Zennaro, proviene dalla Classe Europa, una classe “morta” per la FIV e i quadri tecnici, ma evidentemente in grado di formare una velista meglio di quanto abbiano saputo fare in quegli anni i quadri tecnici federali che lavoravano sul Laser Radial.  

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